Nicola Fano

teatro e altre cose

La tragedia di Arlecchino

8 Picasso Arlecchino seduto 1023Picasso e la maschera del Novecento

Parigi, Centre Pomipidou, quinto piano, in fondo alla seconda sala a sinistra: c’è da restare malinconici a lungo, dopo aver fissato lo sguardo triste, irrimediabilmente triste di Arlecchino. Sembra che guardi in basso come per evitare il confronto diretto con lo spettatore; e invece guarda nel vuoto. Le mani giunte sono colte dal pittore in un momento di tregua, ma si capisce che stanno sfregandosi senza rabbia in un gesto ripetitivo e privo di ossessione. Forse un modo per combattere il freddo: un moto automatico, un tic. Non c’è rabbia in questo quadro, solo rassegnazione. A che serve più un Arlecchino dopo una guerra? Un filo nero tratteggia il costume, le pieghe delle braccia, la cinta che stringe la vita dell’attore. E un accenno di colori pastello lascia immaginare il costume e definisce il viso. Anzi: lo sguardo, appunto. Poi il cappello esagerato: da Arlecchino ma anche un po’ da torero. E nessuna maschera: la faccia di Arlecchino è nuda, come un re senza più autorevolezza, un re deposto: vinto dalla luce elettrica, dalle guerre industriali, da una risata smisurata di fronte al dramma comune.

 

Questo Arlecchino seduto (il pittore Jacinto Salvado) è del 1923, ma dal 1901 al 1936 Pablo Picasso ha dipinto – tutti, rigorosamente, senza maschera sul viso – decine e decine di Arlecchini blu, rosa, cubisti, neoclassici; ha ritratto se stesso, suo figlio, i suoi amici e i suoi nemici come Arlecchino: dev’esserci una ragione. E di tale ragione va in cerca questo libro utilizzando gli strumenti che ci mettono a disposizione il teatro, l’arte, le convenzioni sociali dell’epoca e soprattutto la storia del Novecento. Per arrivare ad affermare che Arlecchino è l’ultimo individuo prima dell’esplosione della massa nella quale si perderà il Novecento; è il comico che – senza più la forza della maschera – dovrà riassumere sulla sua faccia nuda tutti i guai del mondo perché, non potendo più piangere, i suoi spettatori possano almeno liberarsi dal dolore ridendo.

 

Donzelli, Saggine

9788860367174

 

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