Nicola Fano

teatro e altre cose

Chi sono e che cosa ho fatto

Sono giornalista, storico del teatro e autore teatrale.

Insegno Storia dell’Architettura Teatrale all’Accademia di Belle Arti di Perugia.
Insegno Elementi di Storia del teatro presso i Master dell’Accademia nazionale d’arte drammatica “Silvio D’Amico” di Roma.
Insegno Storia del Teatro presso Officina Pasolini, hub culturale della Regione Lazio.
Ho insegnato Letteratura e Filosofia del Teatro e Etica della comunicazione all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino.

Dal 2014 al marzo 2020 sono stato Consigliere d’amministrazione del Teatro di Roma.
Dal 2021 al 2024 sono stato Consigliere d’amministrazione della Fondazione Teatro Piemonte Europa di Torino.

Ho scritto più di una dozzina di libri (qualcuno lo trovate ricordato sul sito) e poi ho scritto i copioni di una ventina di spettacoli teatrali (anche questi li trovate sul sito). Ho curato un po’ di mostre storiche sul teatro; ho diretto con Serena Dandini l’Ambra Jovinelli dal 2001 al 2007 e sono stato consulente editoriale di Einaudi, Rizzoli e Baldini&Castoldi-Dalai.

Ho lavorato per vent’anni a l’Unità (fino al 1999), facendo il critico teatrale, l’inviato di spettacoli e cultura, poi il capo delle iniziative editoriali (i “Libri de l’Unità”, per capirci), poi il capo del servizio sportivo e infine il responsabile culturale.

Ho fondato “Diario della settimana” con Enrico Deaglio e Renzo Foa e ne sono stato vicedirettore per due anni.

Per due anni ho lavorato alle radio del Gruppo Espresso

Dal 2008 al 2013 ho lavorato al quotidiano “liberal”. Dal 2012 fino alla chiusura ne sono stato direttore responsabile.

Nel 2013 ho fondato il webmagazine Succedeoggi che tutt’ora dirigo.

i miei libri

gli spettacoli teatrali che ho scritto

le mostre che ho curato

i programmi tv che ho scritto

 

 

10 Responses to Chi sono e che cosa ho fatto

  1. salve mi chiamo marco di mauro e sono uno storico dell’arte. ultimamemte mi sono interessato al teatro jovinelli, ma sotto il profilo artistico e earchitettonico, che più mi compete. ho scoperto, in particolare, due splendidi disegni di eugenio viti, databili credo al 1935-36, relativi ad un progetto di ristrutturazione del teatro. pertanto le vorrei chiedere se casualmente, analizzando la storia del teatro, si è imbattuto in notizie relative ad una sua ristrutturazione negli anni ’30.
    p.s. non sono riuscito in nessun modo a procurarmi una copia del suo libro, che non è presente in alcuna biblioteca della campania, la regione in cui risiedo. nel ringraziarla anticipatamente, le porgo i più cordiali saluti

  2. Gentile Nicola,

    ho letto con interesse le sue riflessioni sulle lobbies del teatro.
    ho letto con lo spirito di chi parte dal presupposto che sia l’amore per il teatro a muovere le opinioni di tutti.

    Condividendo ogni parola del suo articolo devo però rilevare che non si fa menzione dell’autore, del drammaturgo.
    Noi autori siamo stati discriminati da tutti i personaggi che lei cita.
    Ognuna delle consorterie, delle scuderie, delle mafie che tutti conosciamo ha sempre cercato di fare a meno dell’autore italiano, magari nominandone uno come fenomeno di moda del momento per lavarsi la coscienza.

    Il teatro e la logica mafiosa che governa ogni espressione dell’italianità ha sempre puntato su registi e organizzatori.
    Non c’è un vero ruolo importante nel panorama della scena italiana che sia stato dato a un drammaturgo.

    S’è fatto un gran parlare di Nuova Drammaturgia Italiana per anni per poi dimenticarla e affossarla.

    Ultimo esempio il Valle, gestito in modo padronale e mafiosetto, un’altra consorteria che dovrebbe funzionare come affermazione di uno ed esclusione di tutti gli altri.

    Mi piacerebbe sapere che ne pensa

    Angelo Longoni

  3. Luigi Lunari says:

    Caro Fano, mi è capitato per caso sotto gli occhi un articolo sull’Unità del 9 novembre 1998, assolutamente cretino, che non posso credere sia stato scritto da te. Evidentemente c’è un qualche scellerato che mette in giro – con l’evidente scopo di screditarti e di farti fare figure di m. – cose a tuo nome.
    Un solo esempio: questo pseudo-Fano ironizza sul fatto che io ho detto che un mio testo (Tre sull’altalena) è “è uno dei maggiori successi del teatro Europeo”, Certamente tu sai che il testo stesso è stato trradotto in 25 lingue, è correntemente rapprsentato in tutto il mondo, giudicato un capolavoro, ecc ecc. E questo usurpatore cerca di fari passare per ignorante. Ti invito a vigilare. Un carissimo saluto
    Luigi Lunari

  4. Roberto attias says:

    Gentile Dott. Fano
    Venuto a conoscenza del vostro lavoro e massimo impegno riguardo alla Memoria.
    Visto il successo dello spettacolo rappresentato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri,(16 gennaio 2014) alla presenza del Ministro della Pubblica Istruzione Carrozza , ho il piacere di proporvi per il mese di gennaio 2015 (Giornata della Memoria) lo spettacolo

    “13419 La necessità del ritorno”
    Scritto e diretto da
    Roberto Attias

    Settantunesimo anniversario della deportazione degli ebrei del ghetto di Roma
    16 ottobre 1943 – 16 ottobre 2014

    Possiamo portare lo spettacolo in un teatro di vostra scelta o anche presso gli istituti scolastici , se dispongono di un teatro o aula magna
    ————————————————————————————-
    Per chi non avesse visto lo spettacolo è visibile al link

    http://www.youtube.com/playlist?list=PLNJc0UCoueR3_59EvwAUMTbt-mF93eyIm
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    Folgorante come un film di Tarantino, eppure nella sostanza, intimo e oggettivo come una tragedia classica. Attias? Il suo Cesare ti afferra alla gola e ti porta a voler sprofondare nel Tevere, senza titubanze, la nera vergogna delle leggi razziali. In sintesi, un momento di teatro che aggancia, commuove e ammaestra, nella più totale assenza di pedanteria. Roba da proporre soprattutto ai ragazzi. Evviva!
    Rita Sala. Il Messaggero
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    13419 scritto diretto e interpretato da Roberto Attias, evita il rigore del documentario e adotta ritmi e linguaggio alla Primo Levi, forgiando un encomiabile spettacolo. Il criptico e suadente Attias, ti coinvolge con lievità impensabile e fantasmatica, sino a una scoperta da trauma e dissociazione.
    Rodolfo Di Giammarco Repubblica
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    Lo spettacolo è stato rappresentato la scorsa stagione in Puglia ad opera della Regione, a Milano ad opera del Comune, a Roma presso il Municipio XII, la II e III università e in tante altre piccole e medie città italiane, nonchè presso licei e scuole medie in tutta Italia

    “13419 la necessità del ritorno” prodotto da Ettore Scola, ha all’attivo più di 150 repliche in nove anni di repliche.

    Uno spettacolo, forte, duro, intenso, di denuncia contro ogni discriminazione, che tratta il tema della deportazione degli ebrei dal ghetto di Roma con leggerezza ed emozione. Una storia romana ma internazionale, parlata in romanesco e giudaico romanesco. Un atto unico che, nel corso degli anni, è stato visto e apprezzato anche da moltissimi ragazzi e professori delle scuole medie e superiori in tutta
    Italia, per il suo valore didattico, emotivo, senza essere didascalico, autocommiserativo o pedante, accompagnato dalle bellissime e struggenti canzoni dell’epoca scelte per l’occasione da Gianni Borgna.

    All’indomani della battaglia di valle Giulia del ’68 un uomo di potere riceve la visita di un uomo misterioso che con il suo strano racconto lo porta nella placida Roma degli anni ’30. La miseria delle leggi razziali, la guerra, la lotta partigiana ed infine lo spettro della deportazione, fanno da sfondo ad un dramma personale che si risolverà con un finale shock, in un vero giallo psicologico.

    Mi piacerebbe avere la possibilità di un incontro per verificare la possibilità di collaborazione, per il prossimo mese di ottobre (settantunesimo anniversario della deportazione del 16 ottobre ’43) o nel mese di Gennaio 2015, in occasione della Giornata della Memoria.

    In attesa di un suo gentile riscontro le invio i miei cordiali saluti
    Roberto Attias 335 6882571 – robattias@yahoo.it

    “13419 La necessità del ritorno”

    Prodotto da Ettore Scola
    scritto e diretto da
    Roberto Attias

    Roberto Attias
    Stefano Antonucci
    Gaetano Mosca
    Ruben Attias

  5. Giorgio Di Salvo says:

    Gentile signor Fano
    sono un regista,autore teatrale di 36 anni (non faccio,sono).Dal suo articolo sulle lobby del teatro ne traggo una inquietante verità che in ogni istante della mia vita mi circonda di angoscia. Si, non mi vergogno a dirlo . Essendo non incline ad ogni principio di appartenenza a scuole accademie , perché da quello inizia il problema, la quale dovrebbero prepare L’allievo e non lobotomizzare il suo animo creandolo solo un ripetitore automatico di nozione che fanno del bene solamente una parte della società . La loro è quelle delle loro famiglie.Il teatro fatto così non serve annulla ,diventerà un ologramma e in futuro lo si vedrà nei musei .Ovviamente mi sono formato anche io con vari illustri pedagoghi , ma poi via per la mia strada ….. Ma quale strada? Quale via se tutto é chiuso dall’inizio alla fine . mi creda ho girato da Palermo fino a Milano , e tutto dannatamente recintato. la così detta gavetta é diventata l’anticamera per la prossima raccomandazione , il così detto curriculum serve solo ai teatri per capire con cui ai lavorato e da dove vieni ,così da scambiarsi i favori.Le ho provate tutte , e nessuno nega le mie doti quando il poni davanti a certe evidenze, ma il problema e che non c’è più la possibilità di farlo .Addirittura i teatri arrivano ad offrirti una possibilità chiedendoti di cambiare nome nella locandina , perché la gente non mi conosce , e così il merito va a qualcun altro , basta penso di essere arrivato al l’ultima lettera della parola che compone il termine dignità ….soltanto perché non sono capace di leccare il culo …ma tanto oramai questo é diventato impossibile per via delle innumerevoli lingue degli artisti che si
    avvinghiano e si contorcono come serpenti in stato accoppiamento ….io preferisco essere un verme, e vivere e morire con l’illusione di un giorno di poter diventare Farfalla …..
    Distinti Saluti
    Giorgio Di Salvo

  6. danilo de marco says:

    Ciao Nicola
    Danilo non trovo più il tuo indirzzo.
    Me lo invii per favore; devo inviarti anche una foto di te con Mario Dondero.

    mandi

    danilo

  7. Eliana Bigatti says:

    Gentile Signor Fano,
    sono una studentessa del liceo artistico.
    quest’anno devo affrontare l’Esame di Stato e farò la tesina su Arlecchino.
    Se ha qualche materiale da inviarmi mi sarebbe molto utile, specialmente qualcosa sul suo libro “La tragedia di Arlecchino” in modo da rafforzare il collegamento con Storia dell’Arte su Pablo Picasso.

  8. Rosy Colombo says:

    Caro Nicola, spero che ti ricordi di me; avrei bisogno di riprendere i contatti ma la tua mail nel mio computer sembra non funzionare più. Ti sarei grata se volessi venirmi incontro.
    Grazie
    rosy

  9. angelo zito says:

    Ho partecipato ieri alla video conferenza sulla interpretazione che di Dante hanno fatto alcuni grandi attori. Ovviamente ho apprezzato la Sua esposizione anche se ho delle riserve sulla interpretazione di Benigni che eccelle nella decodificazione del testo ma poi nella lettura dei versi risulta piatto e inespressivo perché, a suo dire, il verso da solo ha una sua musicalità.
    Come se una partitura di Mozart o altro musicista può essere proposta nella forma scolastica del solfeggio e non nella coloritura che direttori e orchestre hanno proposta da sempre all’ascolto.
    Scrivo nella lingua dell’Urbe e ho tradotto, come ieri ha ricordato il presidente Rossi, il I canto dell’INFERNO. Ma per tornare all’argomento della lettura Le invio questi versi.

    COME SE LEGGE LA POESIA

    Dichi che è enfatica?
    quella è la nobirtà de la poesia
    cammina armeno un parmo sopra tera,
    fatte capace che nun è prosaica
    lo dice la parola ch’è poetica.
    Devi sentí er canto de li versi
    la musica sta dentro a le parole
    si l’accenti so’ messi ar posto giusto
    er verso canta, vôr dí ch’e uscito bene.
    Nun serve la chitara d’accompagno
    la sola voce fa vibrà le note
    te sembra come sentissi ‘na canzone
    e nun perdi la forza der concetto.
    Leggi come leggessi er pentagramma
    c’è er mezzo tono, l’istesso der bemolle,
    er sono prolungato der fa diesis
    er pp si devi annà pianissimo
    f daje de brutto co’ la voce
    e ff mena anche più forte.
    Presta attenzione a fà le pause giuste
    lí trovi er pensiero der poeta
    la pausa è er mattone der concetto
    dentro c’è la capoccia de chi ha scritto.
    Certi useno la corda der soffiato
    te sembra de sentilli pregà in chiesa,
    tiette lontano da chi se piagne addosso
    farebbe ride pure Cristo in croce.
    La poesia quann’è bella è come er sole
    piena de luce, carica de forza,
    rubbo le parole a Pascarella:
    “te s’apre er core come ‘no sportello”
    e in poche parole te concentra
    l’idee de li filosofi d’Atene.
    Mó che t’ho riccontato questo e quello
    te metto ‘na purce nell’orecchio
    si sei stonato trovete da legge,
    dato che er pentagramma te va stretto,
    un ber romanzo un libro d’avventure
    perché, te lo ripeto a chiare note,
    quella cammina un parmo sopra tera
    fatte capace che nun è prosaica
    lo dice la parola ch’è poetica.

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